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Unem: vendite petrolifere in calo a gennaio 2025

-4,3% dovuto al calo dei gasoli e del settore chimico

Il primo mese del nuovo anno ha segnato un inizio negativo per le vendite dei prodotti petroliferi in Italia. Con 3,8 milioni di tonnellate vendute, si registra una diminuzione del 4,3%, rispetto allo stesso periodo nel 2023. Una delle principali cause è stata la contrazione dell'uso di gasolio, in particolare nel settore extra-rete, e alla continua discesa del petrolchimico. Alcuni segmenti hanno visto una crescita, come la benzina (+1,5%, +10.000 tonnellate) e il jet fuel (+1,6%, +5.000 tonnellate), mentre l’impatto del Gpl autotrazione è stato marginale. Tutti questi dati provengono da un'analisi dell'Unem (Unione energie per la mobilità).

In particolare il settore dei carburanti per autotrazione, composto da benzina e gasolio, ha registrato un calo complessivo del 3,6%, scendendo a 2,5 milioni di tonnellate. A fronte di un periodo di picco per i consumi durante le festività natalizie, la mobilità turistica è calata del 5% come indicato dai dati forniti da Anas. L’andamento negativo è stato accentuato da un calo nei prodotti extra-rete (-9,8%) e nel bunker (-14,3%), a conferma di una situazione industriale ancora debole. Un dato particolarmente rilevante riguarda i lubrificanti per l’industria, la cui domanda è scesa dell’11,7%. Nonostante la flessione generale, alcuni prodotti hanno mostrato performance superiori rispetto ai livelli pre-pandemici. La benzina ha registrato un incremento di 93 mila tonnellate, mentre il jet fuel ha segnato un lieve calo. Il gasolio motori ha evidenziato una contrazione significativa rispetto al periodo pre-Covid (-8%).

In generale i consumi petroliferi totali, comprensivi di quelli per la raffinazione, hanno superato i 4,3 milioni di tonnellate, ma si sono comunque contratti del 5,3% rispetto a gennaio 2024. Sul fronte dei prezzi, a gennaio si è registrato un aumento di circa 4 centesimi al litro per benzina e gasolio, dovuto al rialzo delle quotazioni internazionali e a fattori come il contributo maggiore dei biocarburanti e il tasso di cambio euro/dollaro sfavorevole. Tuttavia, i prezzi industriali (al netto delle tasse) rimangono significativamente sotto la media dell’area euro.

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