A un ex primo maresciallo della Marina militare verrà riconosciuto lo status di vittima del dovere e riceverà un risarcimento per essere stato esposto nel corso degli anni all'amianto senza le adeguate protezioni. Il Tribunale di Bari infatti ha condannato i ministeri della Difesa e dell'Interno, avendo accertato il legame diretto tra le patologie che hanno colpito l'uomo e la sua prolungata esposizione al minerale presente sulle unità navali dove lavorava. L'amianto fino agli anni Duemila è stato utilizzato ampiamente nella costruzione delle navi della Marina militare, in impianti, coibentazioni, tubature e locali di vita comuni. Esposti nel tempo migliaia di militari, che secondo le stime dell'Osservatorio nazionale amianto hanno sviluppato spesso patologie come asbestosi, tumore polmonare e mesotelioma: una "strage silenziosa" che sta ancora producendo vittime.
Nel 2015 all'ex primo maresciallo sono stati diagnosticati un'asbestosi polmonare e ispessimenti pleurici; dal 2019 è costretto al congedo forzato. La causa è legata appunto all'esposizione a fibre di asbesto e radiazioni, un rischio definito dalla sentenza "ubiquitario e costante", a bordo di unità storiche come l'Intrepido e il Vittorio Veneto e all'interno di basi e arsenali della Marina a Taranto, Cagliari e La Maddalena. L'uomo aveva iniziato a servire lo Stato nel 1986, arruolato giovanissimo. Il militare riceverà un indennizzo di 60.000 Euro e un vitalizio mensile di 2000 Euro con effetto retroattivo dal 2019. "Questa sentenza è un segnale forte: chi ha servito il Paese non può essere dimenticato, soprattutto quando ha pagato un prezzo così alto alla propria salute" ha dichiarato il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, Ezio Bonanni, che ha seguito l'ex primo maresciallo.
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