La controllata di Volkswagen specializzata in veicoli pesanti, MAN Truck & Bus, ha annunciato giovedì un piano di ristrutturazione che prevede il trasferimento di parte della produzione in Polonia e la conseguente riduzione della forza-lavoro in Germania. Entro il 2030 circa 2300 posti —pari a circa il 20% dell’organico tedesco— saranno spostati, secondo l’azienda.
MAN ha precisato che non intende ricorrere a licenziamenti obbligatori, privilegiando soluzioni volontarie come il pensionamento anticipato ed altri strumenti di uscita incentivata. La decisione è stata motivata da una domanda di mercato per i mezzi pesanti stagnante in Germania ed in Europa, da elevati costi di produzione (energia e lavoro) e da una pressione competitiva crescente da produttori asiatici.
La reazione dei rappresentanti dei lavoratori è stata dura: Karina Schnur, membro del consiglio aziendale, ha definito la scelta un colpo molto pesante per i dipendenti, lamentando la scarsa disponibilità della dirigenza a negoziare alternative. Anche IG Metall, tramite Sibylle Wankel, ha riferito di aver avanzato proposte concrete per ridurre il gap di costo con la Polonia, inclusa la possibilità di aumentare temporaneamente l’orario settimanale senza incremento salariale per contenere i costi unitari.
Il caso MAN si inserisce in un trend più ampio: Daimler Truck ha annunciato a luglio l’intenzione di eliminare 5000 posti entro il 2030 per tagliare costi operativi annuali per un miliardo di Euro in Europa. Secondo l’agenzia federale di statistica tedesca, il settore automobilistico ha perso quasi 50.000 occupati nell’ultimo anno, oltre il 6% del totale, riflettendo le difficoltà strutturali dell’industria tra rialzi dei costi e concorrenza internazionale.