Il Gip del Tribunale di Trapani, Massimo Corleo, ricostruisce un quadro grave nella gestione dei collegamenti marittimi svolti da Liberty Lines con le isole minori siciliane. Nell’ordinanza che ha disposto il divieto di dimora a Trapani e Milazzo per sette dirigenti della compagnia, il giudice sostiene che la società ha operato con una flotta soggetta a rilevanti carenze strutturali e in alcuni casi con scafi il cui stato metteva a rischio la sicurezza dei passeggeri.
Secondo l’atto, l’impresa avrebbe tratto vantaggio dalle erogazioni pubbliche destinate alla gestione dei collegamenti presentando una situazione della flotta difforme dalla realtà: i vertici avrebbero occultato le condizioni critiche mediante una rete di complicità che avrebbe coinvolto anche organi di controllo interni, la Rlna e la Capitaneria di Porto, nonché i comandanti delle unità. L’operazione illecita, prosegue il gip, si sarebbe protratta per anni ed è culminata a dicembre 2023, mese in cui sarebbero stati incassati gli ultimi contributi regionali. La ricorrenza di comportamenti fraudolenti e omissivi, l’indifferenza verso i pericoli a cui venivano esposti i viaggiatori —anche in condizioni di mare agitato— e la ricerca sistematica di complicità evidenziano, secondo l’ordinanza, una visione imprenditoriale deviata: massimizzazione dei profitti a scapito del rispetto delle normative di sicurezza e delle clausole delle convenzioni sottoscritte con lo Stato e la Regione Sicilia. La vicenda solleva interrogativi sensibili sul controllo tecnico-operativo delle flotte e sulla tutela dei trasportati in servizio pubblico, temi cruciali per gli operatori del settore e per le autorità compétenti.