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La Diga di Genova si trasforma in una figuraccia

Scaduto il termine nessuna offerta è arrivata all'Adsp: a rischio altre opere in Italia

Tutto tace. Bocche cucite dall'Adsp del mare Ligure Occidentale sulla brutta figura rimediata oggi per il primo step della nuova diga foranea di Genova. Come abbiamo anticipato (Diga di Genova, oggi è il d-day), proprio oggi scadeva il termine ultimo per presentare le offerte da parte delle imprese che vogliono partecipare alla costruzione dell'opera. Ebbene, anche se la conferma ufficiale non è ancora arrivata, pare già certo che la gara sia andata deserta. Nessuno si è presentato ai nastri di partenza, insomma, e l'opera tanto sbandierata da un miliardo di Euro subisce un drammatico (e inaspettato) stop. 

Secondo quanto riportato da La Repubblica, le due megacordate che si erano unite per la costruzione della nuova diga hanno deciso di non correre più. Le lettere d’invito erano partite da Palazzo San Giorgio verso due cordate: la prima, formata da Webuild e Fincantieri, di nuovo insieme dopo la costruzione del Ponte Genova San Giorgio, a cui si aggiungeva Fincosit; la seconda cordata era quella degli spagnoli di Acciona insieme a Itinera-Gavio e Vianini-Caltagirone. 

E invece nessuno ha deciso di farsi avanti per la costruzione dell’opera marittima più costosa nella storia del Paese. In realtà è da quai un mese che si aveva l'impressione che la cosa sarebbe finita in una bolla di sapone: la presidenza nazionale dell’Ance, che rappresenta i costruttori italiani, aveva evidenziato già in passato a Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Adsp e commissario straordinario per la diga, che il prezzo indicato a suo tempo per la costruzione dell’opera (poco meno di un miliardo di Euro) non fosse più compatibile con le mutate situazioni politico-economiche. 

Il presidente Signorini aveva risposto alle osservazioni dell’Ance ricordando la possibilità di intervenire con aggiornamenti in corso d’opera: questo,. però, non sembra sia servito e la gara è andata deserta. L’apertura delle buste, prevista per luglio, avrebbe portato all’apertura dei cantieri a inizio 2023: adesso si fa concreto il rischio che tutto debba ricominciare daccapo.

La cosa non danneggia solo Genova: rischia di vanificare il lavoro svolto dal ministero delle Infrastrutture che in nove mesi aveva completato tutto l’iter burocratico e dato l’autorizzazione a partire con la gara. 

Come abbiamo anticipato, infatti, la nuova diga rientra nell'intervento C7 del Pnc, il Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr del valore di 1,47 miliardi di Euro: se salta questa prima opera non potranno essere messi a gara gli altri interventi previsti dal capitolato. Non arriveranno, cioè, i soldi nemmeno per la diga di Vado Ligure, quella di Napoli e i dragaggi a Ravenna.



 Ma per il verdetto definitivo bisognerà attendere oggi alle 12, mentre l’authority lavora per salvare la situazione con una integrazione economica al bando.

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