L’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando lancia un monito: lo Stato può e deve intervenire per contrastare il disimpegno dei grandi gruppi industriali, citando in particolare il caso Stellantis. Serve, sostiene, un’azione pubblica che scoraggi strategie di alleggerimento produttivo e al contempo favorisca la nascita di un ecosistema capace di attrarre nuovi investimenti e produttori in Italia. Orlando sottolinea però un ostacolo strutturale: i costi energetici italiani, tra i più elevati in Europa, rendono difficile la competitività manifatturiera, soprattutto in settori ad alta intensità energetica come l’automotive e la componentistica per veicoli elettrici. Per questo, aggiunge, non ha senso tentare di fermare la transizione ecologica nella speranza di recuperare quote di mercato. L’elettrificazione, nata come leva delle case europee per arginare la concorrenza asiatica, è oggi campo in cui i produttori cinesi hanno rapidamente recuperato terreno e spesso dominano per costi e scala. La sfida, secondo Orlando, non è tornare indietro ma costruire un’industria europea dotata di condizioni di partenza diverse: politiche industriali mirate, infrastrutture per la filiera delle batterie, reti di ricarica, formazione specializzata e strumenti di sostegno per le Pmi della supply chain. Senza queste misure, l’accoppiata “green + liberismo” rischia di alimentare diseguaglianze; al contrario, con politiche industriali e redistribuzione si può rendere la transizione sostenibile anche socialmente, creando occupazione qualificata e salvaguardando la capacità produttiva nazionale.
Costi energetici e politica industriale: la sfida per l'auto
Orlando chiede misure per infrastrutture batterie, reti di ricarica e supporto alle Pmi
Pescara, PE, Italia
Mobilita.news
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