Il ministro delle Infrastrutture e trasporti (Mit) Matteo Salvini ha annunciato all’assemblea annuale di Alis l’intenzione di portare "entro Natale" in consiglio dei ministri una riforma della governance portuale. L’ipotesi —coltivata da anni e rilanciata in questa legislatura dal viceministro Edoardo Rixi— prevede la creazione di una società per azioni pubblica, Porti d’Italia SpA, con un capitale iniziale di 500 milioni di Euro versati dal Tesoro ed ulteriori apporti decisi dal Mef, d’intesa con il Mit. La bozza, che assegnerebbe a Porti d’Italia il coordinamento degli investimenti strategici e dei rapporti Stato–autorità di sistema portuale, prevede che il presidente del cda venga scelto fra i designati dal Mef e l’amministratore delegato fra quelli indicati dal Mit —scelta che alcuni interpretano come un meccanismo di controllo politico sulle nomine. Inoltre, il testo esonera la nuova società dall’applicazione del Testo unico sulle partecipate e dall’articolo 5, comma 9 del decreto-legge 2012/95 (divieto di conferire incarichi a soggetti in quiescenza), suscitando perplessità sulla trasparenza e sul contenimento della spesa. Sul fronte finanziario si registra il contrasto decisivo: la Ragioneria generale dello Stato non avrebbe fornito il nulla-osta alla bozza, ritenendo carenti le coperture.
Il deputato M5S Roberto Traversi ha denunciato la mancata individuazione delle risorse; Rixi ha parlato invece di interlocuzioni in corso con gli organismi di controllo. Il Governo punta ad utilizzare risorse del Pnrr per "razionalizzare processi, sostenere iniziative ecologiche e riprogrammare opere", ma il ricorso del Pnrr è controverso: l’Ufficio parlamentare di bilancio rileva che, nella richiesta di revisione inviata a Bruxelles, non sono specificati gli importi delle misure da potenziare o depotenziate. Fra le poche voci chiarite figura l’ipotesi di rafforzare i "porti verdi", mentre resta oscuro il quadro finanziario complessivo della riforma.